Una “rivoluzione più grande di noi” raccontata nel diario del giornalista che ha creato in Italia il mito di Cuba. Saverio Tutino è lì, in quell’isola dei Caraibi con vista su Utopia; tra un pranzo con il Líder máximo, una chiacchierata con la gente del posto e un confronto con i colleghi giornalisti, vede, riflette e scrive. Ma non gli basta farlo per i lettori de l’Unità, vuole farlo anche per se stesso; scorrono così tra le pagine Ernesto Guevara, un gigantesco Fidel Castro, Krusciov, il Partito Comunista cinese, i guerriglieri in America latina o in Africa, gli escalantisti, persino Togliatti e Berlinguer; un affresco potente non solo del Paese che ha reso immortale il Che, ma anche di tutte le speranze e le contraddizioni di un tempo che il presente non ha ancora smesso di interrogare. Saverio Tutino (Milano 1923 – Roma 2011). Poco più che ventenne, entra nella Resistenza e nel dopoguerrra lavora come corrispondente in Africa, Asia, Europa e America latina. Nel 1976 partecipa alla fondazione de la Repubblica. Nel 1984 crea l’Archivio Diaristico Nazionale a Pieve Santo Stefano e nel 1998, assieme a Duccio Demetrio, istituisce la Libera Università dell’Autobiografia. Tra le sue opere di narrativa e di saggistica ricordiamo: L’ottobre cubano (Einaudi 1968), La ragazza scalza, Racconti di Resistenza (Einaudi 1975), L’occhio del barracuda (Feltrinelli 1995).
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